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NESSUNO TOCCHI CAINO: TRENT’ANNI DI VITA CONTRO LA PENA DI MORTE E LA MORTE PER PENA

21 novembre 2023:

Sergio D’Elia su Il Riformista del 21 novembre 2023

Ricorre quest’anno il trentennale della fondazione di Nessuno tocchi Caino, che con Marco Pannella e Mariateresa Di Lascia abbiamo costituito per disarmare la giustizia della spada e affermare stato di diritto, libertà, democrazia. Lo celebreremo il 14, 15 e 16 dicembre nella Casa di reclusione di Opera, nel X Congresso dell’associazione radicale che in questi trent’anni è stata la casa della nonviolenza e dell’amore, della tolleranza e della accoglienza. E anche il refugium peccatorum: dei reietti, degli irredimibili, condannati a rimanere tali per tutta la vita.
In questi trent’anni, l’eterna lotta tra il bene e il male ha letteralmente mortificato il diritto penale. Principi sacri dello Stato di Diritto sono stati profanati nell’orgia del punire. Ovunque nel mondo, c’è stato un grande spargimento di sangue: pene di morte, pene fino alla morte, morti per pena. Non solo. Ad esempio, in Italia, quando si è scelto di “prevenire” invece che punire, il prevenire è stato peggio del punire. Nel nome della “guerra alla mafia”, ai processi penali si sono aggiunte o hanno surrogato altre misure, dette interdittive e di prevenzione, ma che sono state spesso più distruttive dei castighi penali.
“La durata è la forma delle cose,” amava dire Pannella ispirato da Henri Bergson. Quanti si sono scervellati nel cercare di capire il senso di questa frase! Chi ha posto l’accento sulla durata delle cose di per sé artefice della loro forma. Chi, viceversa, ha attribuito alla forma delle cose il potere di renderle durature. A me piace il senso originario della frase del filosofo francese che identifica nella coscienza la forza della durata. La coscienza orientata ai valori umani è il nocciolo duro che, pur sommerso da strati di false credenze e comportamento errati, non muore mai ed emerge nella vita presente con la memoria della vita passata e il preludio della vita futura. La coscienza è la durata delle cose, dell’umanità, dell’universo. Il principio d’ordine da cui tutto origina, che tutto lega e a cui tutto tende.
Trent’anni! Sono passati trent’anni nei quali – grazie al monito antico-testamentario “Nessuno tocchi Caino” – abbiamo chiuso molti bracci della morte e liberato molti condannati a vita. Con le risoluzioni ONU sulla moratoria delle esecuzioni capitali. Con le sentenze della Corte europea e della Corte costituzionale contro l’ergastolo ostativo. Trent’anni! Sono passati trent’anni nei quali – grazie al motto paolino-pannelliano “Spes contra spem” e con la nostra opera laica di misericordia corporale che ci ha portato solo quest’anno a “visitare i carcerati” di 105 penitenziari – abbiamo fatto vivere la speranza nei luoghi dove albergano anime in pena e vite senza speranza: luoghi di privazione non solo della libertà, ma di tutto, dei fondamentali sensi umani e della vita stessa.
Visto come stanno andando le cose, per la prima volta in trent’anni, Nessuno tocchi Caino registrerà quest’anno il maggior numero di iscritti nella sua storia: oltre 3.000. Come è potuto accadere, visto che siamo sempre stati poche centinaia? E’ accaduto che abbiamo vissuto nel senso e nel modo in cui volevamo andassero le cose. In questi anni, abbiamo pensato, sentito e agito in modo radicalmente nonviolento, inclusivo, “ecologico”. Abbiamo avuto una visione di insieme e una cura dell’insieme che noi siamo, convinti che sia l’unione – non l’unità – a fare la forza e a farsi forte, non delle identità comuni, ma delle singolarissime diversità che connotano il nostro – di ognuno di noi – modo d’essere unici e irripetibili.
La reductio ad unum, una teoria letteralmente “diabolica” della vita – delle organizzazioni politiche come degli organismi viventi – che pone in mezzo ostacoli, fissa limiti e pietre di confine oltre i quali non v’è salvezza, non corrisponde alla natura delle cose, non collima con la vita dell’universo, il quale vive secondo un ordine “religioso” che si fonda e tende a creare relazioni, interdipendenze tra cose ed esseri diversi. Nessun pianeta, nessun popolo, nessuna comunità, nessun individuo vive se non in relazione ad altri pianeti, altri popoli, altre comunità, altri individui. Per questo intimamente amiamo, rivendichiamo e difendiamo i “diritti umani universali”. Perché tutti noi siamo nell’universo e l’universo è in tutti noi, in perfetta armonia.
Il “viaggio della speranza” di Nessuno tocchi Caino nel mondo dei delitti e delle pene ha in questi trent’anni contribuito a superare o a ridurre il danno di regimi mentali e ordinamentali letteralmente mortiferi, culturalmente oltre che giuridicamente anacronistici, veri e propri relitti di un passato che nascondiamo nelle segrete stanze, appunto, della morte. Nei bracci dei condannati alla pena capitale e nelle sezioni del “carcere duro” e senza speranza, ma anche nelle celle di isolamento, osservazione e assistenza detta “sanitaria” del “carcere normale”. Tossici, malati terminali e malati mentali che in altri tempi tenevamo nei manicomi e nei lazzaretti, oggi, li abbiamo concentrati in un luogo solo: il carcere. Un istituto inutile e dannoso che continuiamo – giustamente – a chiamare “di pena”, perché questo letteralmente è: una struttura dedita a infliggere dolore, a “cohercere”, reprimere, a “carcar”, sotterrare, anime e corpi di persone vive.

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