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LESOTHO: INCOSTITUZIONALE LA CONDANNA A MORTE PER STUPRATORI CON HIV

11 novembre 2022: La sezione costituzionale dell'Alta Corte del Lesotho ha dichiarato incostituzionale la disposizione che prevede la condanna a morte per uno stupratore consapevole di essere sieropositivo al momento del delitto.
Per l’Alta Corte la disposizione viola il diritto costituzionale alla libertà dalla discriminazione e all'uguaglianza davanti alla legge.
Poco più di 20 anni fa, l'allora ministro della Giustizia e degli Affari Costituzionali del Lesotho, Refiloe Masemene, presentò al Parlamento un disegno di legge sui reati sessuali. Tra le proposte accolte dai parlamentari e trasformate in legge c'era questa: che la pena per uno stupratore consapevole all'epoca del delitto di essere sieropositivo fosse la condanna a morte.
L'anno scorso, un magistrato che esaminava un caso di stupro di questo tipo ha rinviato il caso all'Alta Corte.
L'Alta Corte, a sua volta, ritenendo che il caso presentasse seri profili costituzionali, ha chiesto ulteriori contributi da settori rilevanti della società civile come amici della Corte, in particolare la Rete del Lesotho di Persone con HIV e AIDS (LENEPWA).
Il caso è stato discusso a maggio 2021 e la sentenza è stata emessa la scorsa settimana.
Pronunciando la decisione unanime della Corte, il giudice Molefi Makara ha detto in merito alla pena di morte per un accusato di stupro consapevole di essere sieropositivo che tali disposizioni violano una serie di diritti tutelati, tra cui il diritto alla vita, il diritto a trattamenti umani, il diritto a un processo equo, il diritto al rispetto della vita privata, diritti all'eguaglianza davanti alla legge nonché alla pari tutela da parte della legge.
Nella sua decisione, Makara ha ritenuto che il magistrato avrebbe dovuto prima decidere se vi fossero circostanze attenuanti a beneficio dell'imputato. Solo dopo aver preso quelle decisioni, sarebbe stato in grado di decidere una punizione adeguata. Solo se avesse scoperto che, in effetti, meritava la pena di morte, avrebbe dovuto inviare il caso all'Alta Corte.
Ha sottolineato che il magistrato doveva considerare la sanzione appropriata da solo, poiché il legislatore non ha il potere di "privare la magistratura" dei propri poteri, inclusa la condanna.
Sull’ipotesi che i diritti all'uguaglianza davanti alla legge e alla pari tutela da parte della legge fossero stati violati dalla disposizione che impone la pena di morte per uno stupratore consapevole di essere sieropositivo al momento del reato, Makara ha detto che l'idea di uguale protezione del diritto è di origine antica, ed è stata prevalente «dall'era classica e attraverso le fasi successive delle civiltà. Ha citato la Bibbia per dimostrare che questa era un'idea lì custodita, per poi passare a strumenti legali internazionali che includevano questo principio in tempi più moderni.
Ha sottolineato che la pena di morte non è stata imposta nel caso di altre malattie sessualmente trasmissibili" che sono relativamente e potenzialmente pericolose per la vita analogamente all'HIV".
"Qui si potrebbe fare riferimento alla sifilide, al papilloma umano (HPV) e all'epatite, principalmente nel caso di loro complicazioni".
L'attuale realtà medica in relazione al trattamento dell'HIV deve essere differenziata dalle opinioni precedenti, quando non c'erano "interventi medici" per l'HIV.
Ciò stava alla base della decisione del Parlamento di prevedere la pena di morte, poiché vi era la percezione predominante che un tale crimine "equivalesse effettivamente alla condanna a morte della vittima".
Il Parlamento ha reagito a fronte di una situazione di panico e ha approvato la legge per "salvare vite umane". Da allora, tuttavia, i progressi della medicina hanno in gran parte rimosso la logica alla base dell’imposizione della pena di morte in questi casi.
Makara ha affermato che aveva "senso costituzionale", nel caso di qualcuno condannato per un reato sessuale, rimuovere il diritto alla privacy dell'accusato. Disponendo un test HIV obbligatorio per l'imputato, il Parlamento aveva la legittima intenzione di proteggere "la vittima del reato, la famiglia e l’opinione pubblica".
Ha aggiunto: “Tra parentesi, questo andrebbe a beneficio di altri che potrebbero in futuro interagire intimamente con la vittima. Inoltre, spingerebbe la vittima a ricevere tempestivamente un trattamento e a comportarsi con cautela con altre persone.'
La Corte ha concluso che la legge che prescrive la pena di morte è incostituzionale in quanto viola il diritto all'uguaglianza davanti alla legge e alla parità di protezione legale. Ha inoltre riscontrato che il diritto alla libertà da trattamenti disumani è stato violato dalla legge.
La Corte si è tuttavia rifiutata di ritenere incostituzionale la pena di morte in sé.
Quale sentenza dovrebbe essere pronunciata nel caso dell'uomo condannato per stupro? La Corte ha affermato che la questione deve essere rinviata al tribunale di primo grado affinché il magistrato stabilisca la sentenza appropriata alla luce dei nuovi accertamenti e che il Direttore della Pubblica Accusa deve intervenire per una rapida trattazione della questione.
La Corte ha ringraziato, tra gli altri, un perito del Desmond Tutu HIV Center dell'Università di Cape Town, insieme al Kenya Legal and Ethical Issues Network, per l’aiuto nel patrocinio dei consulenti legali degli amici della Corte. Anche il Centro per le Controversie dell'Africa australe (SALC) è stato ringraziato per il suo aiuto in materia. Commentando la decisione, SALC ha citato il direttore esecutivo di LENEPWHA, Maketekete Thotolo, il quale ha affermato che la sentenza ha riconosciuto che "l'uso eccessivo di leggi e sanzioni penali basate esclusivamente sulla condizione di HIV è ingiusto e non giustificato da un approccio scientifico e basato sui diritti umani'. (Fonti: Legalbrief, 02/11/2022)

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