IRAQ: DUE CONDANNE A MORTE PER IL SEQUESTRO DI UN ATTIVISTA ANTIGOVERNATIVO

23 Marzo 2023 :

Un tribunale iracheno ha condannato a morte in contumacia due uomini per il sequestro e la scomparsa nel 2020 di un attivista antigovernativo, ha reso noto la magistratura locale il 22 marzo 2023.
Un tribunale penale della provincia meridionale di Dhi Qar ha condannato all’impiccagione Idriss Kurdi e Ahmed Mohammed Aboud, "che hanno rapito l'attivista Sajjad al-Iraki", con una sentenza emessa il 16 marzo, ha comunicato il Consiglio Supremo dell'Iraq.
Attivista di spicco nelle proteste antigovernative che hanno scosso l'Iraq nell'ottobre 2019, Iraki, di età compresa tra 20 e 30 anni, non è stato più visto dal settembre 2020.
Testimoni e fonti delle forze di sicurezza affermano che uomini armati abbiano costretto la sua auto a fermarsi e lo abbiano rapito presso Nassiriya, capoluogo della provincia di Dhi Qar.
Kurdi e Aboud restano latitanti e gli avvocati che lavorano per loro conto hanno 30 giorni di tempo per impugnare le condanne, prima che il decreto di autorizzazione delle esecuzioni venga firmato dal presidente iracheno.
Nell'ottobre 2019 i giovani iracheni hanno guidato un movimento di protesta nazionale che ha espresso la frustrazione per un governo inetto, la corruzione endemica e l'interferenza dell'Iran, scatenando una sanguinosa repressione che ha causato più di 600 morti e decine di migliaia di feriti.
Alcuni attivisti sono stati obiettivi di omicidi mirati, tra cui l'ex consigliere del governo Hisham al-Hashemi, ucciso vicino casa sua nel luglio 2020.
Mustafa al-Kadhimi, primo ministro fino all'ottobre 2022, si era impegnato a dare la caccia agli autori degli omicidi.
Lo scorso ottobre un uomo è stato condannato a morte per l'omicidio di un attivista del movimento di protesta e nel novembre 2021 un altro uomo ha ricevuto la stessa condanna per aver ucciso due giornalisti durante le proteste a Bassora, nel sud dell'Iraq.
Nel giugno 2022 la missione delle Nazioni Unite in Iraq ha denunciato un "clima di paura e intimidazione" che ha soffocato la libertà di espressione nel Paese segnato dalle proteste.
Il rapporto delle Nazioni Unite ha rilevato "l'impunità persistente rispetto agli attacchi mirati contro i manifestanti" e contro le persone "che cercano le responsabilità di questi attacchi, e contro attivisti che esprimono opinioni critiche nei confronti di elementi armati e soggetti politici affiliati".

 

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