CONFERMATA LA FIACCOLATA OGGI DAVANTI ALL’AMBASCIATA SAUDITA A ROMA

Majda Mustapha Mahir

26 Maggio 2005 :

Nessuno tocchi Caino e l’Associazione delle Donne Marocchine in Italia hanno confermato la fiaccolata prevista per oggi, giovedì 26 maggio alle ore 19.00, davanti all’ambasciata del Regno dell’Arabia Saudita in Via G.B. Pergolesi, 9.
Nel corso della manifestazione, gli organizzatori chiederanno conferma ufficiale da parte del governo saudita di quanto l’ambasciata a Roma ha oggi comunicato circa l’annullamento della decapitazione di Majda Mustapha Mahir, la donna marocchina di 40 anni condannata a morte con l’accusa di aver ucciso sette anni fa il marito.
Desta perplessità il fatto che solo dopo l’articolo di Magdi Allam sul Corriere della Sera e l’annuncio della manifestazione di oggi si sia avuto notizia da un’autorità saudita di un provvedimento che risalirebbe addirittura a quattro mesi fa, mentre le azioni in difesa di Majda sono tuttora in corso da parte di varie organizzazioni umanitarie.
E’ segno di una mancanza di trasparenza del regime di Riad, in particolare sulla pratica della pena di morte.
Nel Rapporto 2005 di Nessuno tocchi Caino di imminente pubblicazione, l’Arabia Saudita figura tra i primi paesi boia al mondo con le 38 esecuzioni effettuate nel 2004 e le 45 già effettuate nei soli primi mesi del 2005.
La giustizia saudita si è accanita particolarmente con i lavoratori stranieri, specie con quelli provenienti dai paesi poveri del Medio Oriente, dell’Africa e dell’Asia, che rappresentano quasi un quarto della popolazione saudita. I lavoratori immigrati sono vulnerabili agli abusi dei loro datori di lavoro e delle autorità. Se arrestati, essi possono essere ingannati perché costretti a firmare una confessione in lingua araba, che spesso non comprendono. I lavoratori immigrati sono stati frequentemente torturati e maltrattati, giustiziati, flagellati o amputati, molto più dei cittadini sauditi.
Gli stranieri spesso non sanno di essere stati condannati a morte e, in molti casi, neanche che il loro processo si è concluso. Alcuni giustiziati hanno potuto capire ciò che gli stava accadendo solo un attimo prima dell’esecuzione, quando un certo numero di poliziotti ha fatto irruzione nella cella, ha chiamato la persona per nome e l’ha trascinata fuori con la forza.
 

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