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IRAN - Raisi (Iran HRM)
IRAN - Raisi (Iran HRM)
IRAN - Raisi deve essere ritenuto responsabile di tortura

26 giugno 2021:

Raisi deve essere ritenuto responsabile di tortura
Nella Giornata internazionale a sostegno delle vittime della tortura, chiediamo riconoscimento di responsabilità per quanto riguarda la tortura e il maltrattamento dei prigionieri in Iran e giustizia per le vittime
La Giornata internazionale a sostegno delle vittime della tortura è una Giornata mondiale sponsorizzata dalle Nazioni Unite per onorare e sostenere le vittime della tortura in tutto il mondo.
Quest'anno coincide con l’elezione di Ebrahim Raisi, un assassino di massa che ha svolto un ruolo diretto e di primo piano nelle esecuzioni extragiudiziali di massa del 1988.
Negli ultimi quattro decenni, Raisi è stato coinvolto in alcune delle peggiori forme di repressione, tortura, uccisioni e crimini contro l'umanità.
Dopo il massacro dei prigionieri del 1988 (la maggior parte dei quali erano membri del PMOI/MEK, il movimento dei Mojahedin del Popolo), Raisi ha ricoperto incarichi di varia natura, da Procuratore Rivoluzionario di Teheran, capo dell'Ispettorato Nazionale, Primo Vice della Magistratura, Procuratore Speciale per il Clero, presidente del Consiglio di Supervisione della Televisione di Stato, Procuratore Generale, Custode di Astan Quds Razavi, e Capo della Magistratura.
Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International, ha lanciato un appello affinché Raisi sia indagato per crimini contro l'umanità.
"Che Ebrahim Raisi sia salito alla presidenza invece di essere indagato per i crimini contro l'umanità di omicidio, sparizione forzata e tortura, è un triste promemoria che l'impunità regna sovrana in Iran".
La tortura e il maltrattamento dei prigionieri è una pratica comune nelle carceri iraniane.
Da quando Raisi è stato nominato capo della magistratura dal leader supremo Ali Khamenei nel marzo 2019, le violazioni dei diritti umani e la tortura dei prigionieri non solo sono continuate senza sosta, ma si sono anche intensificate.
Il sistema giudiziario iraniano è in ultima analisi responsabile della sicurezza e dell'incolumità di tutti i prigionieri, compreso il trattamento illecito e disumano di detenuti politici e dissidenti, nei cui confronti vengono segnalati numerosi atti di tortura fisica e psicologica inflitta durante la detenzione e il loro prolungato isolamento.
Numerose sono infatti le segnalazioni di atti di tortura fisica e psicologica di prigionieri, in particolare dissidenti e attivisti detenuti con isolamento prolungato, negazione di cure mediche e trasferimento illegale di prigionieri politici in ospedali psichiatrici.
La morte del prigioniero di coscienza Behnam Mahjoubi il 21 febbraio 2021, lasciato senza assistenza medica nonostante la cartella clinica dell’uomo riportasse gravi malattie e gravi problemi neurologici, riflette la continua tortura che i prigionieri subiscono durante la detenzione.
Mahjoubi, un membro dell'Ordine Sufi Gonabadi dell'Iran, duramente perseguitato, era stato precedentemente sottoposto a mesi di tortura. Anche se il medico legale aveva concluso che Behnam non poteva sopportare la detenzione, il pubblico ministero ne aveva confermato la detenzione.
In più occasioni era stato portato a forza in un ospedale psichiatrico, dove, contro la sua volontà, gli erano state iniettate sostanze chimiche.
Iran Human Rights Monitor ha ora documentato diversi casi di detenuti trasferiti con la forza in ospedali psichiatrici senza essere stati sottoposti a un colloquio o a un esame clinico.
Un altro prigioniero di coscienza morto in carcere all'inizio di giugno è stato Sasan Niknafs, con le autorità che hanno contribuito alla sua morte trascurando le sue condizioni di salute. È morto nel Penitenziario Maggiore di Teheran mentre, dal luglio 2020, stava scontando una pena detentiva di cinque anni con l'accusa di aver diffuso "propaganda" contro lo stato e la leadership iraniana. Era stato arrestato nonostante mostrasse molteplici problemi di salute fisica e mentale, inclusa una storia di tentato suicidio. Soffriva di diabete, epilessia e depressione, ma le autorità, nonostante le numerose richieste, ne hanno negato il rilascio.
Durante il mandato di Ebrahim Raisi come capo della magistratura, ci sono state numerose segnalazioni di torture e violenze contro i prigionieri.
La situazione dei fratelli Afkari, che sono ancora in isolamento e sottoposti a torture mentali e fisiche mesi dopo l'esecuzione del fratello Navid, è solo un esempio di tortura sui detenuti.
Inoltre, il sistema giudiziario iraniano ha una storia documentata di invio illegale di detenuti in "esilio". Diversi prigionieri politici, tra cui attivisti pacifici, minoranze religiose e dissidenti, come forma di punizione aggiuntiva sono stati inviati a scontare la pena in prigioni remote, lontanii dal supporto dei parenti, e in strutture gravemente carenti di risorse. In molti casi, i prigionieri venivano duramente picchiati al momento del trasferimento.
La notizia del pestaggio dei prigionieri politici in Iran è diventata un fatto quotidiano negli ultimi due anni.
Vahid e Habib Afkari, i fratelli di Navid Afkari, un campione di wrestling giustiziato nel settembre 2020, sono stati arrestati durante le proteste del 2018 a Shiraz.
Habib è stato condannato a 27 anni di carcere e Vahid a 25 anni. Entrambi sono stati anche condannati a 74 frustate.
Le pressioni e le torture imposte ai due fratelli rimasti in vita sono state così intense che Vahid Afkari ha tentato il suicidio, istigato dai funzionari della prigione di Adelabad che gli hanno dato una tazza di vetro per tagliargli la gola.
In un recente messaggio audio fatto uscire di nascosto dal carcere, Vahid Afkari ha affermato di essere stato torturato e teme che anche lui verrà giustiziato. “Posso solo affidarmi alla ragione e alla legge”, ha detto. “Non c'è altro modo per salvarmi la vita. Popolo iraniano, sono innocente!”
Diversi prigionieri sono stati picchiati a morte nelle carceri iraniane.
A maggio, un detenuto identificato come Amir Rezai, 35 anni, è stato picchiato a morte dalle autorità nella prigione centrale di Urmia, nell'Iran nordoccidentale. Era stato arrestato 10 anni fa con accuse di droga, e condannato a 20 anni di carcere.
In un altro caso a febbraio, un uomo curdo identificato come Mehrdad Taleshi, arrestato il 1° febbraio dalle forze di sicurezza a Teheran, è stato ucciso sotto tortura. Il 21enne è stato arrestato insieme a un altro uomo con l'accusa di spaccio di droga. Inizialmente è stato portato alla 113a stazione di polizia, ma in seguito è stato trasferito alla 115a stazione. Sulla testa e sul collo sono state trovate prove di torture e gravi percosse. La famiglia di Mehrdad ha detto che era un atleta e non aveva precedenti penali e non si drogava.
In precedenza, Amnesty International aveva riferito della prevalenza di gravi torture e violenze nei centri di detenzione e nelle carceri del regime iraniano.
Il rapporto di Amnesty International afferma che sia la pubblica accusa che le autorità giudiziarie hanno contravvenuto ai loro obblighi legali di condurre ispezioni indipendenti e imparziali delle strutture di detenzione, comprese quelle gestite da organi di sicurezza e intelligence, e di garantire che le disposizioni legali che vietano l'uso della detenzione segreta, della tortura e dei maltrattamenti nei confronti dei detenuti vengono rispettati.
Morte di detenuti sotto tortura
Secondo una ricerca di Iran Human Rights Monitor, circa 30 detenuti, tra cui tre prigionieri politici – Sasan Niknafs, Alireza Shirmohammad Ali e Behnam Mahjoubi – sono morti in detenzione a causa delle torture subite da quando Ebrahim Raisi è stato nominato capo della magistratura nel marzo 2017.
Le morti sono avvenute a causa di percosse e torture, privazione delle cure mediche necessarie, negligenza o maltrattamenti da parte delle autorità.
In molti casi, le autorità giudiziarie hanno sostenuti che la causa di tali morti sia stato il suicidio.
Questo avviene mentre le famiglie dei prigionieri hanno ripetutamente parlato della tortura sistematica o della negazione dell'accesso alle cure mediche nelle carceri iraniane.
Nella Giornata Internazionale a Sostegno delle Vittime della Tortura, Iran Human Rights Monitor chiede all'Alto Commissario per i Diritti Umani, al Relatore Speciale sui Diritti Umani in Iran e ad altre organizzazioni internazionali di inviare una commissione d'inchiesta internazionale per indagare sulla situazione dei prigionieri, in particolare prigionieri politici in Iran.
Iran Human Rights Monitor chiede inoltre a tutte le organizzazioni internazionali di ritenere i funzionari del regime iraniano responsabili per la tortura e il maltrattamento dei prigionieri.
I governi di tutto il mondo devono condannare il regime iraniano per l'uso diffuso della tortura contro i prigionieri e la privazione dell'accesso alle cure mediche, che in molti casi ha portato all'uccisione extragiudiziale dei prigionieri. Ebrahim Raisi e Ali Khamenei sono responsabili della detenzione, dei maltrattamenti e della morte di prigionieri politici e dissidenti, inclusi Behnam Mahjoubi e Sasan Niknafs, e devono essere ritenuti responsabili.
La comunità internazionale dovrebbe prestare maggiore attenzione alle denunce di tortura e morte di prigionieri in Iran.

https://iran-hrm.com/2021/06/26/iran-international-day-in-support-of-victims-of-torture/

(Fonte: Iran HRM)

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