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RISBATTUTO IN CELLA ANCHE SE IL CARCERE L'HA RESO CIECO

25 marzo 2023:

Angela Stella su Il Riformista del 24 marzo 2023

Come si può far rientrare in carcere una persona diventata cieca proprio a causa della malasanità penitenziaria? È umano? È legittimo? Questa è la storia di Salvatore Giuseppe Di Calogero, classe 1975, condannato in via definitiva a 8 anni e 8 mesi per associazione mafiosa.
Nonostante che, contando i periodi trascorsi tra misura cautelare in carcere e ai domiciliari e considerando anche la liberazione anticipata, gli anni definitivi da scontare sarebbero sotto i quattro, lo scorso 9 marzo, quando la Cassazione ha rigettato il ricorso della difesa, la Procura Generale di Caltanissetta ha emesso l’ordine di esecuzione per la carcerazione dell’uomo prelevandolo con la febbre dalla sua abitazione, ove negli ultimi 3 anni ha trascorso la custodia cautelare in arresti domiciliari, proprio in ragione della sua grave e inaspettata disabilità. Infatti Di Calogero – affetto da ipertiroidismo con esoftalmo da “morbo di Basedow” – adesso è completamente e irreversibilmente cieco.
Un giorno del 2019 sua moglie Elisa apprende dal marito che è stata sospesa la terapia durante la custodia cautelare in carcere. Purtroppo non si è riusciti a evitare il peggio: la cecità del marito a soli 44 anni. Ora l’uomo si trova in una piccola cella della casa circondariale di Caltanissetta. Le numerose richieste sia scritte che telefoniche da parte dei legali Eliana Zecca e Michele De Stefani, per avere notizie in merito allo stato psicofisico del proprio assistito, sono rimaste inizialmente inevase. Si è deciso, così, il 13 marzo di interpellare il Garante dei diritti dei detenuti della Regione Sicilia, il professor Giovanni Fiandaca, il quale, attraverso un intervento determinante, ha sollecitato il Direttore Sanitario al deposito di una doverosa relazione sanitaria, già sollecitata dal Magistrato di Sorveglianza di Caltanissetta.
“Il silenzio e l’indifferenza manifestata nei nostri confronti – dicono i legali – appare sconcertante se si considera la straordinarietà della vicenda. In fondo abbiamo chiesto delle informazioni circa lo stato psicofisico del nostro assistito, a fronte della copiosa documentazione sanitaria depositata nel fascicolo del Magistrato di Sorveglianza e consegnata alla Polizia Giudiziaria durante l’arresto. È proprio in queste situazioni che si dovrebbe auspicare una maggiore collaborazione tra la Polizia penitenziaria e la difesa dei detenuti, soprattutto quando in gioco vi è la tutela di Diritti Costituzionali, quali la salute e la rieducazione di un condannato”.
Solo durante un colloquio visivo, che si è potuto organizzare nel sabato successivo, la difesa ha potuto costatare che al Di Calogero è stata fornita una sedia a rotelle e tutte le necessità quotidiane (quali cucinare, mangiare, lavarsi, vestirsi) sono state rese possibili con l’ausilio di un “improvvisato badante detenuto”. E solo in quello successivo, avvenuto con la moglie, il Di Calogero ha manifestato un forte imbarazzo, chiudendosi in un inevitabile e doloroso sconforto, per questa gestione ma, soprattutto, ha rappresentato l’umiliazione, come essere umano, di farsi assistere, anche nei gesti più intimi, da uno sconosciuto. Inoltre, senza l’ausilio del bastone non ha la possibilità di percepire gli spazi intorno a lui e, quindi, non può usufruire della cosiddetta ora d’aria.
“Non dimentichiamo – proseguano gli avvocati – che, con l’intervenuto arresto, Di Calogero non solo non ha potuto effettuare due importanti visite mediche programmate rispettivamente il 13 e 15 marzo presso l’Ospedale di Enna e di Caltanissetta, ma vi è stata la brusca interruzione del percorso psicologico-riabilitativo in corso presso l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Enna, unico luogo dove il Di Calogero si sente protetto, aiutato, stimolato nell’apprendimento delle tecniche necessarie per cercare di ritornare a lavarsi, vestirsi, mangiare, leggere, scrivere, salire e scendere le scale, passeggiare.
Proprio nella relazione dell’Unione Ciechi si legge chiaramente che “il Sig. Di Calogero ha estrema e urgente esigenza di proseguire il percorso riabilitativo e psicologico con continuità e costanza, pena la degenerazione in modo irreversibile della condizione fisica e psicologica dello stesso”. Per questo gli avvocati sono in attesa di una risposta da parte del magistrato di sorveglianza su una richiesta di differimento pena per motivi di salute.

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