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CALIFORNIA. ESECUZIONI BLOCCATE (FORSE) PER IL RESTO DELL’ANNO

June 1, 2007: Probabilmente in California le esecuzioni rimarranno bloccate almeno per il resto dell’anno. Almeno così sembrerebbe, stando alle decisioni odierne del giudice Jeremy Fogel, che ha fissato per l’1 e il 2 ottobre le udienze in cui discutere le modifiche alla procedura dell’iniezione letale da lui chieste nei mesi scorsi, e proposte il 15 maggio dall’amministrazione penitenziaria.
Oltre alla data di ottobre, Fogel ha reso chiaro che non emetterà la sua sentenza fino a quando una vertenza collegata non sarà risolta da un giudice della Corte Superiore della Marin County. Quest’altra sentenza, che riguarda l’accusa per l’amministrazione penitenziaria di aver violato il California Administrative Procedure Act per non aver voluto rivelare ad un gruppo giornalistico, il Pacific News Service, i protocolli dell’iniezione letale, non sarà emessa prima di ottobre. Fogel ha poi ricordato che sia contro la sentenza della Marin County che contro la sua saranno certamente presentati ricorsi prima davanti alla Corte d’Appello per il 9° Circuito per poi proseguire fino a davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti, protraendo quindi per diversi altri mesi la moratoria de facto della California, iniziata il 21 febbraio 2006.
La moratoria de facto è iniziata quando il 21 febbraio 2006 l’amministrazione penitenziaria comunicò di non riuscire a trovare un medico anestesista per coordinare l’esecuzione, prevista per quel giorno, di Michael Morales.
La presenza di un medico anestesista, e non di un semplice paramedico come avveniva di solito, era stata una delle modifiche richieste dal giudice Fogel. Da allora una serie di udienze ha esaminato vari aspetti del protocollo di esecuzione, e il giudice Fogel ha di volta in volta giudicato insufficienti le modifiche proposte dall’Amministrazione Penitenziaria. Con una sentenza del 15 dicembre 2006, il giudice Fogel ha dichiarato incostituzionale il metodo di esecuzione della California, in quanto “punizione crudele e inusuale”, esplicitamente vietata dalla Costituzione.
Al centro della contesa sono due problemi: l’uso di personale più qualificato rispetto agli standard precedenti, standard che però è difficile da raggiungere considerata l’obiezione di coscienza che fanno i medici interpellati.
Il secondo problema riguarda la composizione dell’iniezione letale. Il primo dei tre farmaci iniettati durante l’esecuzione è un barbiturico, il sodio tiopentale (nome commerciale: Pentothal). Secondo i ricorsi presentati dai difensori di diversi condannati a morte, l’azione di sedazione del barbiturico non è sufficiente a impedire che il condannato provi panico e soprattutto forti dolori nelle fasi successive dell’esecuzione. L’apparente “normalità” delle esecuzioni, accusano infatti diversi esperti, sarebbe dovuta all’effetto paralizzante del secondo farmaco, il bromuro di curaro (nome commerciale Pavulon), che paralizza i muscoli periferici del condannato, in attesa che faccia effetto il terzo farmaco, il cloruro di potassio, che causa il blocco cardiaco mortale. Nei ricorsi, si sostiene che non vi sia prova che l’effetto paralizzante del secondo farmaco impedisca al condannato di provare un lancinante dolore, ma gli impedisca solo, paralizzando tutti i muscoli, di manifestarne gli effetti. Questo renderebbe l’iniezione letale una “punizione crudele e inusuale”, esplicitamente vietata dalla Costituzione.
Gli esperti dell’Amministrazione Penitenziaria sostengono che le uniche modifiche da apportare sono un migliore dosaggio dei tre farmaci, e un migliore addestramento del personale incaricato dell’esecuzione. (Fonti: Los Angeles Times, 02/06/2007)


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