IRAQ. PRIME CONDANNE A MORTE CONTRO RIBELLI

Il Primo Ministro al-Jaafari (centro) ha dichiarato che la pena capitale resterà in vigore

23 Maggio 2005 :

tre uomini sono stati condannati a morte da un tribunale speciale a Kut, 175 km a sud di Baghdad. Erano stati riconosciuti colpevoli di aver preso parte ad almeno venti attacchi, che hanno portato al sequestro ed uccisione di poliziotti iracheni oltre allo stupro di diverse donne, sempre di nazionalità irachena.
Quelle pronunciate contro i tre uomini, che avrebbero rivendicato l’appartenenza al gruppo Ansar al-Sunna, sono le prime condanne capitali emesse sotto il Governo del primo ministro Ibrahim al Jafaari, e le prime emesse nel Paese contro ribelli.
Il verdetto è giunto dopo cinque ore di dibattimento ed è stato accolto dall’applauso dei familiari di alcune delle vittime.
I condannati - che hanno 25, 30 e 44 anni - saranno messi a morte entro 10 giorni, ha detto una fonte del tribunale.
Il tribunale speciale di Kut e' uno dei cinque istituiti dal Governo iracheno all'inizio di maggio; gli altri quattro si trovano a Baghdad, Mossul, Bassora e Hilla.
Il primo ministro al Jafaari ha dichiarato il 16 maggio che la pena capitale resta in vigore nel paese, ed il ministro dell'interno Bayan Bagher Sulagh il 22 maggio si e' detto certo che il parlamento la riconfermera'.
Sono in molti in Iraq a rischiare la pena di morte: non solo l’ex dittatore Saddam Hussein ed i suoi fedeli, e non solo detenuti iracheni. Il ministro della giustizia Abdul Husseini Shandel ha affermato che e' possibile che le carceri di Abu Ghraib e Camp Bucca, ora sotto controllo Usa, passino sotto l'autorita' irachena.
I prigionieri sono oltre 9.000, un centinaio dei quali sono sospetti terroristi non iracheni. Anche agli stranieri - ha detto - potra' essere applicata la pena di morte.
Da parte sua, il Presidente iracheno Jalal Talabani ha piu' volte sottolineato di essere assolutamente contrario alla pena di morte. Non mandero' nessuno al patibolo - ha detto piu' volte - e non firmero' neppure nessuna condanna a morte, fosse pure per Saddam Hussein. ''Ma la mia e' una voce isolata'', ha ammesso.
 

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