GIORDANIA: CONDANNA A MORTE CONFERMATA PER L’OMICIDIO DEL PADRE

La Corte di Cassazione giordana

10 Maggio 2022 :

La Corte di Cassazione giordana ha confermato una condanna capitale emessa da un tribunale penale lo scorso dicembre, riconoscendo l’imputato colpevole di aver ucciso suo padre ad Amman nel dicembre 2019, ha riportato il Jordan Times il 7 maggio 2022.
La Corte ha dichiarato l'imputato colpevole di aver ucciso con premeditazione suo padre picchiandolo con una chiave inglese e strangolandolo con le sue mani a seguito di "un'accesa discussione".
Gli atti del tribunale affermavano che l'imputato rappresentasse un "problema e spesso abusava fisicamente di suo padre dal momento che aveva una corporatura robusta".
"L'imputato viveva con suo padre, che si era separato dalla moglie a Zarqa, e spesso abusava fisicamente della vittima", affermano i documenti del tribunale.
Di conseguenza, secondo gli atti giudiziari, “la vittima si è trasferita ad Amman per sfuggire agli abusi praticati dal figlio”.
Il giorno dell'omicidio, l'imputato ha fatto visita a suo padre ad Amman e i due hanno cenato insieme.
"La vittima ha cercato di riparare una stufa a gas con una chiave inglese quando è iniziata una discussione tra i due", secondo i documenti del tribunale.
L'imputato ha sopraffatto suo padre, gli ha strappato di mano la chiave inglese e "ha picchiato ripetutamente suo padre in testa con l’attrezzo".
"L'imputato ha poi soffocato il padre stringendogli il collo fino a quando non si è assicurato che fosse morto e poi se ne è andato", ha aggiunto la Corte.
Il giorno successivo, ha aggiunto il tribunale, la sorella della vittima ha contattato l'imputato esprimendo il timore che fosse successo qualcosa al fratello perché non rispondeva alle sue chiamate.
"L'imputato ha finto di essere preoccupato ed è andato a cercare suo padre", hanno detto i documenti del tribunale.
L'imputato, tramite il suo avvocato, ha sostenuto che l'accusa non disponesse di prove che colleghino l'imputato all'omicidio.
Il Procuratore Generale della Corte di Cassazione aveva chiesto la conferma della condanna a morte, sostenendo che tutte le procedure siano state rispettate nel condannare l'imputato.
La Corte ha dichiarato di considerare decisivi gli esami del DNA che collegano il sangue trovato sull’imputato alla vittima.
La Corte di Cassazione comprendeva i giudici Mohammad Ibrahim, Majid Azab, Fawzi Nahar, Ibrahim Abu Shamma e Hayel Amr.

 

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