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Compagno assassino non uccidere


 
di Maurice Bignami, Sergio D'Elia e altri
 
(Appello pubblicato dai maggiori quotidiani italiani, inviato dopo l'attentato a una pattuglia della Polizia di Stato in via dei Prati di Papa a Roma, Rebibbia, febbraio 1987)
 
 
 
 
Non possiamo tacere.
Non possiamo salvare la nostra coscienza nel silenzio, nella distinzione e nella lontananza.
Non ci possiamo nascondere dietro un facile oblio, separare mostrando le differenze, collocare distanti nello spazio e nel tempo.
Dobbiamo parlare, dobbiamo dire la nostra perché siamo e vogliamo restare parte in causa, perché abbiamo pensato e sentito le stesse cose, perché sono figli nostri, di quell'idea di rivoluzione che ci ha mossi tanto tempo fa, e della quale siamo stati figli.
Dobbiamo intervenire, dobbiamo essere presenti perché siamo e vogliamo essere coinvolti, perché siamo e vogliamo essere responsabili, perché abbiamo agito al tempo nostro portando alle conseguenze estreme pensiero e sentimento, con tragica coerenza ed oscura passione.
Nella storia della Repubblica, noi attuammo di nuovo l'omicidio politico. Abbiamo infranto lo specchio, consumato l'immaginario rivoluzionario disatteso e sempre attendibile, inattendibile e sempre atteso. Nella nuova creazione seguita all'ultima guerra mondiale, noi abbiamo commesso un peccato originario.
Questo terrorismo è veramente privo di qualsivoglia causalità ed eredità; non ha sue proprie ragioni politiche, sociali, economiche, tanto meno finalità da conservare e tramandare. Non è nemmeno spiegabile con il servizio a qualcosa o qualcuno, o con la mostruosa sacralità di un gesto che nessuno avrebbe mai osato compiere. Questo terrorismo è essenzialmente privo di ogni ombra di principio di legittimità, vale a dire di realtà ed attuabilità civili.
Eppure, alcuni epigoni sembrano manifestare una sconvolgente continuità con la parte peggiore di noi, la pura ideologia, l'atto puro che scaturisce da una semplice idea. In quel che di loro appare, sperimentiamo di nuovo il peggio che portiamo in noi.
Dobbiamo allora presumere, sperare, volere che la parte nascosta della loro umanità racchiuda anche il meglio del nostro cuore e della nostra anima, e che sia possibile farlo vivere anch'esso.
A coloro che si qualificano come Partito comunista combattente o Brigate Rosse o altro vogliamo dire che la parte nobile e disinteressata - l'idea, l'avvenire, l'uomo - che sembrava offrire al nostro agire una giustificazione, ci appare oggi insostenibile ed insopportabile.
Non vi sono progetti futuri, umanità, speranze, che valgano una vita, la vita di chiunque, oltre che quella nostra o vostra, di compagni assassini.
E' insopportabile ed insostenibile scambiare carne e sangue per un'astrazione, sopprimere quello che c'è per quello che non c'è ancora, sacrificare nel nome di altri, qui, per quello che succede altrove.
Uccidere è veramente primitivo, alienante, fuori tempo e fuori luogo. La violenza non salva, accelera la corsa verso la morte, uccide anche quando innova. Chi uccide oggi, chi usa la forza per conquistare un potere, si condanna ad uccidere e ad usare la forza per conservarlo, posto che lo conquisti (e nulla - per fortuna - fa pensare che accada).
La qualità della vita oggi, delle relazioni tra gli uomini, dell'operare quotidiano impone il suo marchio alle qualità del domani. E' bene educarsi a questa attualità. E se proprio si deve scommettere, la scommessa è la vita, una vita, anche una sola, la prima che incontriamo, che si può o non si può salvare, che si vuole o non si vuole salvare.
A volere vivere bene e a volere sperare, e poi a volere agire, la vita è sempre all'ordine del giorno.
Non uccidere. Uccidere è sempre una perdita.
Non v'è storia della salvezza, compagni assassini, che possa proseguire se spezza una vita.
 
Il documento è stato sottoscritto da:
 
- MAURICE BIGNAMI, già appartenente a Prima Linea, condannato a due ergastoli, iscritto al Pr;
- SERGIO D'ELIA, già appartenente a Prima Linea, condannato a 30 anni, iscritto al Pr;
- LUCA FRASSINETI, già appartenente ai COLP, condannato a 30 anni, iscritto al Pr;
- ROCCO MARTINO, già appartenente ad Azione Rivoluzionaria, condannato a 30 anni, iscritto al Pr;
- CIRO LONGO, già appartenente a Prima Linea, condannato a 30 anni, iscritto al Pr;
- MARIO ROSSI, già appartenente ad organizzazioni extraparlamentari di destra, condannato a 25 anni, non iscritto al Pr;
- NANDO CESARONI, già appartenente a Prima Linea, condannato a 30 anni, iscritto al Pr;
- SALVATORE PALMIERI, già appartenente a Prima Linea, condannato a 20 anni, iscritto al Pr;
- LIVIO LAI, già appartenente ai NAR, iscritto al Pr;
- VINCENZO DE STEFANO, già appartenente alle Brigate Rosse, iscritto al Pr.

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