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Alcuni casi di condannati a morte che hanno fatto crescere la campagna abolizionista

  • Pietro Venezia - 27 giugno ´96: la Corte Costituzionale italiana, ha detto "no" all´estradizione di Pietro Venezia, cittadino italiano reo confesso di un omicidio compiuto in Florida. La Corte Costituzionale ha stabilito che un Paese che ha abolito totalmente la pena di morte non può consegnare un suo cittadino nelle mani di chi la pratica. Dopo questa sentenza, i trattati di estradizione tra l´Italia e altri Paesi sono stati riscritti e alcuni detenuti non sono stati estradati verso Paesi esecuzionisti. La decisione della Corte Costituzionale è giunta dopo più di sei mesi di grande mobilitazione, sostenuta in primo luogo da Nessuno tocchi Caino.


  • Joseph O´Dell - 23 luglio ´97: Joseph O´Dell, è stato giustiziato in Virginia per stupro e omicidio. Sul suo caso, si è verificata in Italia una grande mobilitazione che ha coinvolto il Parlamento e l´opinione pubblica. Sono intervenuti più volte le più alte cariche dello Stato italiano, il Parlamento europeo, il Papa, mentre migliaia di cittadini informati anche da uno spot di Rai 2, hanno inviato attraverso Internet messaggi al Governatore della Virginia. Sotto accusa per Nessuno tocchi Caino soprattutto la legge della Virginia che non consente la presentazione di nuove prove dopo 21 giorni dalla condanna.


  • Karla Tucker - 2/3 Febbraio ´97: Nessuno tocchi Caino ha partecipato in Texas alle manifestazioni contro l´esecuzione di Karla Faye Tucker, la prima donna nella storia del Texas dopo più di un secolo a essere uccisa per mano della legge. Rea confessa di un duplice omicidio commesso insieme ad un complice 14 anni prima, Karla Tucker nel corso della sua detenzione è profondamente cambiata, ha vissuto una intensa esperienza religiosa e si è impegnata in un servizio volto alla prevenzione della criminalità tra i giovani. Di Karla Tucker, per settimane, hanno parlato tutti i media, non solo americani, e per la prima volta milioni di americani hanno potuto discutere sulla pena di morte e sulla legge del Texas che non prevede la grazia se non in caso di manifesta innocenza del condannato o di irregolarità compiute nel processo. Molti americani hanno cominciato a chiedersi se è giusto uccidere dopo 14 anni una persona profondamente cambiata. Il giorno dell´esecuzione, Nessuno tocchi Caino era davanti al carcere di Huntsville con un enorme striscione: "Dall´Europa: Texas, non uccidere!". Le immagini della più grande manifestazione che sia mai avvenuta davanti ad un carcere americano contro la pena di morte hanno fatto il giro del mondo.


  • Joe Cannon - 22 aprile ´98: nel carcere di Huntsville in Texas, è stato "giustiziato" Joseph Joe Cannon, un bianco di 38 anni condannato per un omicidio commesso nel 1977, quando aveva 17 anni. Dopo averlo tenuto oltre la metà della sua vita nel braccio della morte, dopo averlo allevato, istruito, "rieducato", lo Stato del Texas lo ha ucciso. Joe Cannon ha portato all´attenzione della comunità internazionale il caso degli Stati Uniti che insieme a pochissimi paesi al mondo continua a praticare la pena di morte anche nei confronti dei minori. Sul caso di Joe Cannon, l´Unione Europea attraverso la presidenza inglese ha chiesto al Governo americano di ritirare la riserva sul punto che vieta l´esecuzione di minori posta dagli USA all´atto della ratifica del Patto internazionale sui diritti civili e politici. E´ stata la prima volta che l´UE in quanto tale ha preso posizione nei confronti degli Stati Uniti sulla pena di morte.


  • Rocco Derek Barnabei - settembre 2000: Fin dal giorno del suo arresto, Rocco Derek Barnabei, 33 anni, cittadino americano di origine italiana condannato a morte per l´omicidio della sua fidanzata, avvenuto a Norfolk nel settembre del 1993, ha proclamato la sua innocenza. Il Parlamento italiano e quello europeo, i ministri della Giustizia e degli Esteri, Giovanni Paolo II e numerosi cittadini italiani avevano lanciato un appello alle autorità della Virginia perché consentissero a Rocco Barnabei di presentare ulteriori prove della sua innocenza. In realtà, il caso di Rocco Barnabei è comune a molti detenuti nel braccio della morte della Virginia, ed è innanzitutto il caso di una legge che non consente la presentazione di nuove prove a discarico una volta che siano passati 21 giorni dal processo. A causa della legge dei 21 giorni, molti appelli di condannati sono stati respinti e, da quando la pena di morte è stata reintrodotta in Virginia, non è mai stato scarcerato nessuno dai bracci della morte. Mentre, a livello nazionale, dal ´76 al 2000, 87 persone sono state liberate dai bracci della morte perché scoperte innocenti. Secondo lo studio del Prof. James Liebman della Columbia University, pubblicato nel 2000, il 68% di 4.578 casi di condanne capitali, giudicati tra il 1973 e il 1995, era stato riesaminato. Dopo le revisioni, il 7% dei condannati è stato dichiarato innocente, mentre l?82% ha ricevuto pene meno pesanti. In Virginia, invece, la percentuale di sentenze cambiate in appello è solo del 7%. Nessuno tocchi Caino, insieme alla Comunità di Sant´Egidio e al Comune di Roma, ha organizzato una mobilitazione di cittadini e di parlamentari per chiedere al Governatore della Virginia di sospendere l´esecuzione di Rocco Barnabei. Nel settembre del 2000, davanti al Colosseo, divenuto simbolo della iniziativa internazionale per la moratoria delle esecuzioni, sono state allestite postazioni telematiche per consentire alle persone di inviare via internet messaggi al Governatore Gilmore e la sera precedente l´esecuzione è stata organizzata una veglia a cui hanno partecipato migliaia di persone ed è stata seguita dai principali media nazionali ed internazionali.


  • Bobby Lee Harris - 18 gennaio/23 ottobre 2001: Bobby Lee Harris, uno dei condannati a morte fotografati da Oliviero Toscani per la campagna "We, on Death Row", è diventato l´emblema di un´azione urgente promossa da Nessuno tocchi Caino e da Nexta.com che dai loro siti hanno permesso di mandare messaggi al governatore del North Carolina, Mike Easley. L´esecuzione di Harris era programmata per il 19 gennaio ed era stata rinviata alcune ora prima. Il caso è stato adottato perchè riguarda la pena di morte e i minorati mentali. Il 4 agosto 2001, il governatore Michael Easley ha ratificato la legge che vieta l´esecuzione dei ritardati mentali e che si applica anche nei confronti di chi è già stato condannato. Il 23 ottobre 2001, il giudice della Corte d´Appello del Nord Carolina Wade Barber ha annullato la condanna a morte di Bobby Lee Harris per vizi procedurali durante il processo.


  • Marietta Bosch - 9 febbraio 2001: Nessuno tocchi Caino si è mobilitata sul caso di Marietta Bosch, una donna bianca sudafricana condannata a morte in Botswana per aver ucciso la moglie del suo amante. La mobilitazione era legata al fatto che la condanna a morte era stata confermata da una corte d´appello formata anche da giudici di paesi abolizionisti. La giuria era composta da Sir John Blufeld, inglese, Lord Weir, scozzese, Timothy Agudar, nigeriano, Patrick Tebbutt, sudafricano e un altro dello Zimbabwe. Ai Presidenti dei paesi coinvolti Nessuno tocchi Caino si era rivolta con degli appelli. Marietta Bosch è stata però impiccata il 31 marzo 2001.


  • Timothy McVeigh - 11 giugno 2001: Timothy McVeigh, condannato per l´attentato a Oklahoma City, è stato giustiziato con l´iniezione letale nel penitenziario federale Terre Haute, Indiana. Quella di McVeigh è stata la prima esecuzione federale dal 1963. Nessuno tocchi Caino aveva promosso una mobilitazione sul caso perchè McVeigh rappresentava un ´Caino´ dei nostri giorni, reo confesso di un omicidio terribile e perchè fosse mantenuta la moratoria delle esecuzioni capitali a livello federale che di fatto esisteva da 38 anni in America. Il 7 giugno Nessuno tocchi Caino aveva trasmesso un appello al Presidente George W. Bush, firmato da decine di Premi Nobel, per scongiurare la ripresa delle esecuzioni capitali a livello federale.


  • Safiya Hussaini - 25 marzo 2002: Una corte nigeriana della sharia ha assolto la madre di cinque figli che era stata condannata a morte mediante lapidazione per adulterio nell´ottobre 2001, con una sentenza che aveva sollevato lo sdegno internazionale. La corte d´appello della sharia nella città settentrionale di Sokoto ha sconfessato la corte inferiore sul piano procedurale perché la Hussaini era stata condannata in base ad una legge non ancora esistente all´epoca del presunto delitto. Alcuni giorni prima, il governo nigeriano aveva considerato incostituzionale l´applicazione della sharia e ordinato agli stati che la applicano di modificare le dure sanzioni come la lapidazione per le adultere e l´amputazione delle mani per i ladri. Nessuno tocchi Caino, che insieme ad altre organizzazioni, aveva sollevato il caso, ha espresso in una nota la propria soddisfazione per l´esito della vicenda. "Non abbiamo mai smesso in questi mesi di avere fiducia nel governo nigeriano e, in particolare, nel suo Presidente Olusegun Obasanjo, un uomo che ha trascorso molti anni in carcere, ha visto passare davanti alla sua cella molte persone inviate al patibolo e, uscito dal carcere, ha scritto un libro - ´Questo animale chiamato uomo´ - che è un fortissimo manifesto abolizionista della pena di morte. Non poteva accadere nella Nigeria del 2002 e del Presidente Obasanjo che una donna venisse lapidata per un non-reato. Continuiamo ora a fare fiducia alla Nigeria e al suo Presidente perchè i principi di laicità dello stato e di libertà religiosa, innanzitutto dei cittadini musulmani, contenuti nella Costituzione federale del paese, prevalgano sull´integralismo e l´uso politico del Corano che ne stanno facendo i governatori degli stati del nord della Nigeria dove continuano le condanne a morte tramite lapidazione."


  • Amina Lawal - 25 settembre 2003: una corte d´appello del Katsina ha liberato giovedì Amina Lawal, la donna nigeriana condannata alla lapidazione per adulterio. La Corte d´Appello della Sharia ha stabilito che la condanna di Amina fosse nulla poiché la donna era già incinta quando la legge islamica era entrata in vigore nella sua provincia. Il Presidente Nigeriano Olusegun Obasanjo aveva detto che se il caso di Amina Lawal avesse raggiunto la Corte Suprema, egli sarebbe intervenuto per assicurare l´annullamento della condanna.

    Sul verdetto di assoluzione Nessuno tocchi Caino ha dichiarato che la sentenza prova la natura politica e propagandistica della sharia nigeriana. Si è infatti preferita un´assoluzione nello stato islamico per evitare una dichiarazione di incostituzionalità della Sharia da parte della Corte Suprema dello stato federale che è laico. NtC ha ricordato di aver fatto fiducia agli impegni del Presidente Obasanjo e per questo, da ormai un anno, ha sospeso la mobilitazione per Amina. La fiducia si è rivelata oggi ben riposta.

    Tuttavia, NtC dichiara di aver invece dovuto assistere, in questi mesi, ad una sorta di accanimento manifestaiolo che si è risolto in una vera e propria criminalizzazione della Nigeria e del suo presidente da parte di molti - organizzazioni abolizioniste, trasmissioni radiofoniche, parlamenti nazionali e sovranazionali -, che hanno continuato a far apparire al mondo la Nigeria come un paese dove si rischia di finire lapidati e il suo Presidente come uno dei tanti capi militari che hanno sempre governato il paese.

    Tutto questo mentre la sharia e le lapidazioni imperavano davvero in paesi come l´Iran, il cui Presidente Katami veniva invece accreditato in Europa come il ´grande riformatore´, accolto in tutte le capitali come il più gradito degli ospiti. Noi sappiamo che quella nigeriana non è la sharia iraniana ma una ´sharia politica´, un´arma propagandistica degli Stati del Nord contro Obasanjo, destinata ad esaurirsi con il tempo.

    Sapevamo anche che su Amina avrebbe vigilato, oltre al Presidente, anche la Costituzione nigeriana, laica e tollerante, la quale può consentire in Nigeria lo studio e la diffusione del Corano ma non la pratica della Sharia, lapidazioni e quant´altro."


  • Saddam Hussein - 2006: a seguito della condanna a morte di Saddam Hussein pronunciata il 5 novembre 2006, Nessuno tocchi Caino promuove la campagna “Nessuno tocchi Saddam” con un appello volto a scongiurarne l’esecuzione e alla proclamazione di una moratoria universale della pena di morte che viene firmato da eminenti personalità del mondo della cultura e della politica. Oltre a numerosi cantanti, intellettuali, scrittori e premi Nobel, tra i firmatari compaiono i nomi di Francesco Cossiga, Giuliano Vassalli, Marco Pannella, Emma Bonino, Giovanna Melandri, dell'artista Moni Ovadia e dello scrittore Sandro Veronesi. Tra gli eventi pubblici quello promosso con la Nazionale italiana cantanti, nell’ambito del Medfilm Festival di Roma che ha visto il coinvolgimento di artisti come Enrico Ruggeri, Niccolò Fabi, Andrea Mingardi e Andrea Mirò, l'attore Alessandro Haber, il regista Pasquale Squitieri e il vignettista Stefano Disegni. In quell’occasione Sergio d’Elia, Segretario dell’associazione dice: 'Un tribunale di sciiti e curdi ha condannato a morte il sunnita Saddam. Non è neanche la giustizia dei vincitori sui vinti, è la vendetta delle vittime nei confronti del loro carnefice - ha detto Sergio D'Elia. In questo modo Saddam diventa il simbolo della pena di morte e vale anche per lui il nostro Nessuno tocchi Caino'. Il 26 dicembre, Marco Pannella inizia uno sciopero della sete per chiedere al governo italiano «di impegnarsi subito e seriamente per scongiurare l'esecuzione immediata di Saddam Hussein» e si offre per recarsi immediatamente a Bagdad «per ottenere la conversione della pena di morte in trent'anni di reclusione». Marco Pannella contestualizza l’iniziativa nonviolenta nella campagna Iraq libero ricordando che «nel 2003, malgrado il voto ad ampissima maggioranza del Parlamento italiano per l'esilio di Saddam Hussein come alternativa alla guerra, governo e opposizione italiani non onorarono quella decisione. Saddam conobbe quella nostra iniziativa. Saddam Hussein vivo potrebbe rivelarsi strumento insostituibile e unico di pacificazione e di delegittimazione dell'esercito di bande assassine che compie impunemente stragi continue delle popolazioni irachene». Secondo Pannella «si presenta una straordinaria occasione per far esplodere nel cuore del Medio Oriente un grande atto di pace, un grande dibattito nei popoli e nelle coscienze, lo scandalo della nonviolenza come alternativa alle dittature e alla guerra». Il 30 dicembre Saddam Hussein viene impiccato nell’ex quartier generale dell’intelligence militare nel distretto di Shia a Baghdad alle 6 del mattino, ora locale. La sua esecuzione rafforzerà le ragioni dell’urgenza di un pronunciamento dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per una moratoria universale delle esecuzioni capitali.


  • Tareq Aziz - ottobre 2010: il 26 ottobre appresa la notizia della condanna a morte di Tareq Aziz, Marco Pannella ha promosso una nuova iniziativa nonviolenta spiegando: “Come con Saddam vogliono strozzarlo per impedirgli di parlare. Passo immediatamente allo sciopero totale della fame e della sete perché non si passi all’esecuzione di Tarek Aziz. Chiedo a Silvio Berlusconi, che quasi ossessivamente afferma di avere per amici, e non solo complici, i potenti della Terra e in particolare Bush, Blair, Putin e Gheddafi, di dimostrarcelo in questa occasione, ne ha il dovere essendo stato fra i principali responsabili della guerra in Iraq scoppiata per impedire l’esilio di Saddam e la pace, in quel caso ingannando il Parlamento e il popolo italiano.”

    Dal 2 ottobre Marco Pannella era in sciopero della fame per ottenere Giustizia nelle carceri italiane e per arrivare a ricostruire la tremenda verità storica che c'è dietro lo scoppio della guerra in Iraq. Da oggi, 26 ottobre, allo sciopero della fame si aggiunge quello della sete, per impedire l'esecuzione di Tareq Aziz.


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